Il precedente arresto di Graziano
Mesina, massimo esponente del banditismo sardo,arrestato in questi
giorni per spaccio di droga, è avvenuto a Vigevano. Era il 1985 e
Grazianeddu scappò dal carcere di Milano (come si dà conto in
Pizza Sangue e Videopoker), per incontrare la sua fidanzata
dell'epoca, la ventinovenne milanese Valeria Fusè. Grazianeddu
riparò in via D'Avalos a casa di Antonino Papalia, “pregiudicato
per truffa”, scrivevano i giornali dell'epoca, e fratello del
medico ed esponente socialista Giandomenico. L'operazione avvenne di
notte e più volte ci venne raccontata da Angelo Gaviglio,
fotoreporter scomparso prematuramente che avrebbe dovuto corredare
“Pizza Sangue Videopoker” con le sue fotografie. Mesina, portato
in tribunale a Vigevano dai carabinieri del Capitano Giovanni De
Vittorio, Mesina ebbe contatto con i cronisti dell'epoca. Con
nessuno dei cronisti dei giornali del continente il bandito volle
parlare. Per rompere gli indugi ci volle un cronista di un giornale
sardo, l'unico con il quale Mesina accettò di parlare. La vicenda
dell'arresto ha avuto anche un epilogo tragico. Antonino Papalia,
uomo demodè e cortese, come lo descrivevano i cronisti dell'epoca,
si scusò con tutti i vicini “per il trambusto”. Dopo un mese,
ospite di alcuni parenti in Oltrepo, si tolse la vita, dicendo un
semplice “vi saluto tutti”.
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