Giancarlo Giusti, il magistrato dall'agenda (non) rossa in cui compilava un elenco di donne con cui era stato a letto. Donne usate come meri oggetti per la corruzione da parte della 'ndrangheta (Valle-Lampada), per avere favori in cambio dal giudice. Dopo la sospensione dal Csm e i 4 anni di carcere cui è stato condannato nel processo al clan dei videopoker lombardi, i Valle-Lampada, Giusti ha ricevuto un'altra ingiunzione d'arresto con l’accusa di corruzione in atti giudiziari e concorso esterno in associazione mafiosa.
(http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/14/ndrangheta-operazione-contro-cosca-bellocco-arrestato-ex-giudice/880592/).
Di Giancarlo Giusti ce ne siamo occupati anche noi nel libro, ovviamente, essendo stato un personaggio chiave di quella "zona grigia" che ha permesso (e permette) alle mafie al Nord di ampliare il suo potere sempre più:
"Giancarlo Giusti è accusato di essere un giudice al servizio del clan calabro-milanese dei Lampada. In cambio di vari favori – che vanno dall'aggiudicazione di aste a nomine di custodi giudiziari, fino all'assegnazione pilotate di cause civili delicate – accetta viaggi e ospitalità a Milano negli hotel "Brun" e "Melia" (quello dove alloggiano abitualmente i calciatori vip quando sono a Milano con le loro squadre). Nel 2009 Giusti trascorre varie notti in compagnia di prostitute, tutte russe o comunque dell'est Europa, pagate dal clan per sdebitarsi dei favori ricevuti. Il magistrato apprezza a tal punto la compagnia delle algide
ragazze, tutte bionde e slanciate, che tiene un registro sul suo computer, con tanto di giudizio. «Olga? Bella donna, ottimo amore». «Anna V? Serata indimenticabile». «Notte d'amore con Natascia, ubriachi, cotti». Al telefono, invece, raccomanda che le ragazze fossero «tutte curve».
Giulio Lampada e Giusti si sono conosciuti a Venezia nel settembre del 2008, grazie al comune amico Vincenzo Giglio, il medico. Tra Giulio e il magistrato scoppia una grande amicizia. Interessata, ovviamente. I due sono soci occulti della Indres immobiliare. Si vedono spesso e parlano di tutto. Le confidenze al telefono si sprecano. I due amici scherzano e raccontano segreti e debolezze, si confidano. Lampada chiede suggerimenti giuridici e il magistrato li dà volentieri, ben consapevole del ruolo dell'altro, tanto che un pomeriggio sbotta «tu ancora non hai capito chi sono, sono una tomba. Ma io dovevo fare il mafioso, non il giudice»" (Pizza, sangue e videopoker, LaBarriera, pp. 130-131).
Sembra che abbia esaudito il suo sogno, come condanne e arresti confermano.
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