LE ARMI NASCOSTE NEL BENE CONFISCATO
Per il boss Antonino Zacco doveva
diventare un hotel, per il comune di Vigevano una casa di riposo, per
i nuovi spacciatori in città è un luogo dove nascondere le armi.
Ferjani Zammal, l'uomo che ha ucciso a bastonate alla stazione Allal
Khalis per questioni legate allo spaccio era stato ritrovato in
possesso di armi durante un controllo in via Cascine Barbavara in un
bene confiscato proprio al boss mafioso Zacco, condannato nel
processo "Duomo Connection" assieme al boss Antonino Carollo. Erano gli
anni '90 e per la prima volta a Milano il nome dei mafiosi si legava
a quello dei politici. I siciliani gestivano ancora la droga sul
mercato milanese, dopo aver rilevato il business un tempo saldamente
in mano prima a Frank Turatello e poi al suo luogotenente Angelo
Epaminonda. Per i pubblici ministeri Falcone e Bocassini il loro
clan era quello che permetteva ai Corleonesi di estendere i loro
tentacoli al Nord. Zacco, catturato in un appartamento di corso
Sempione in particolare aveva gestito la raffineria di eroina di
Alcamo in Sicilia. La sua conoscenza delle droghe gli aveva fatto
guadagnare il soprannome de “il sommelier” che lo distingueva
nella malavita assieme a quello di “Nino il bello”. Decapitata
la cosca e condannati tutti i componenti si passò alle confische. A
Vigevano Nino aveva un grande stabile in via Cascine Barbavara
all'incrocio con la circonvallazione. Nelle sue intenzioni sarebbe
dovuto diventare un hotel. In realtà gli è stato confiscato prima
che questo avvenisse. Dopo essere stato assegnato all'amministrazione
comunale, il bene al momento fatiscente non è mai stato utilizzato.
In un primo tempo si era pensato di utilizzarlo come Casa di Riposo,
il famoso De Rodolfi 2, ma l'idea non è mai andata in porto.
L'enorme villa giace dunque inutilizzata. Il tetto ha ceduto e il
cortile è pieno di erbacce. I lavori da effettuare oggi sono
piuttosto onerosi e sembra proprio, purtroppo, che l'unico utilizzo
che si possa fare di un bene confiscato alla malavita rimanga quello
di nasconderci le armi dei nuovi spacciatori.
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