venerdì 27 marzo 2015

ERA IL 21 MARZO. OGNI ANNO PER MEMORIA E IMPEGNO, ANCHE IN LOMBARDIA

Nella Giornata dell'impegno contro le mafie e in memoria delle vittime, il ricordo dei ragazzi uccisi dalla mafia negli anni Settanta in Lombardia
"Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un'arma contro la rassegnazione, la paura e l'omertà": con queste parole di Peppino Impastato il presidente della Commissione regionale Antimafia, Gian Antonio Girelli, ha aperto il suo intervento all'iniziativa promossa dal Consiglio regionale lombardo per la Giornata dell'impegno contro le mafie e in ricordo delle vittime.
Istituita con la legge 2 del 2011 la Giornata è arrivata quest'anno alla 4^ edizione e ha visto alternarsi sul palco, rappresentanti del mondo della scuola, dell'università, della magistratura e delle istituzioni, preceduti dal ricordo di alcune vittime lombarde dei sequestri avvenuti negli anni Settanta, proposto sul palco da tre istituti scolastici lombardi.
Partendo dalle parole di Peppino Impastato Girelli ha voluto così sottolineare che la pratica mafiosa si sconfigge insegnando la bellezza nelle scuole e praticandola "così come hanno fatto oggi i ragazzi delle scuole lombarde che hanno ricordato le storie di tre giovani strappati alla vita dalla ferocia criminale. Questa iniziativa aiuta soprattutto noi, rappresentanti istituzionali, ad avere coraggio, forse più coraggio di quello che abbiamo avuto sino ad oggi nel praticare la legalità in tutte le sue forme e nel saper dire sempre di no ai portatori di morte".
"Il termine ricordo - ha detto ancora il presidente della Commissione speciale - ha un significato bellissimo, significa 'rimettere nel cuore' e oggi i ragazzi, ma anche il magistrato Turone e il procuratore Belluomo, Antonino Giorgi e tutti gli altri che hanno portato la loro storia di lotta alle mafie, ci hanno ricordato una storia che comincia a diventare importante. Una storia che dobbiamo tenere nel cuore. Ci hanno confermato che con la mafia bisogna fare i conti, sempre e quotidianamente e senza reticenze, perché tutti i nostri atti e le decisioni che prenderemo costruiranno la storia della vittoria sulla logica criminale e irrobustiranno le future classi dirigenti di questo Paese".
Certo, oggi la mafia non è sconfitta, lo sa bene Girelli che richiama infine alla necessità di proseguire sul lavoro istituzionale perché, "come diceva Giovanni Falcone, 'se le cose oggi sono così non vuol dire che debbano andare così' e la speranza si costruisce giorno dopo giorno con l'impegno di tutti".

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